AMORE = DOLORE

SOFFERENZE D'AMORE

Dalla notte dei tempi l'amore  muove il mondo,  è fonte di gioia ma anche di atroci sofferenze quando il sentimento non può essere vissuto nella sua totalità.


L' AMORE GENOVESE: NINA GIUSTINIANI

La fanciulla ebbe un'amicizia con riflessi sentimentali con il futuro statista Camillo Benso, conte di Cavour, da lei conosciuto quando questi approdò a Genova il 29 marzo 1830 per iniziare la sua attività di ufficiale alla Direzione del Genio dell'Esercito del Regno di Sardegna


Figlia del barone Giuseppe Schiaffino, di Recco, e di Maddalena Corvetto, detta Manin venne soprannominata Nina dallo stesso Cavour (mentre l'appellativo Leopardina le venne dall'entourage letterario di Giacomo Leopardi).

Trascorse la prima infanzia a Parigi, crescendo in un ambiente aristocratico: il padre era entrato al servizio di Luigi XVIII di Francia all'indomani della Restaurazione e, nel 1817, quando Nina aveva dieci anni, era stato nominato console generale di Francia a Genova. Lasciato, quindi, il palazzo parigino di Rue des Moulins, si stabilì con la famiglia in Liguria. Precettori di vari paesi le fornirono una formazione classica nell'abitazione di Palazzo Doria Spinola in Strada Nuova,dove avevano sede gli uffici del consolato.

A diciannove anni di età andò sposo' il marchese Stefano Giustiniani  appartenente ad una delle più influenti famiglie genovesi e vicino agli ambienti di corte del re Carlo Felice di Savoia.

A Genova, la marchesa animò dal 1827 quello che fu uno dei salotti filo-repubblicani dell'Ottocento svolgendo attività di patriota con raccolta di fondi e propaganda fra le personalità simpatizzanti della Giovine Italia mazziniana. Fra i frequentatori del suo salotto politico vi erano  personalità importanti come Agostino Spinola, Giacomo Balbi Piovera, Nicola Cambiaso e Bianca Rebizzo, moglie di Lazzaro Rebizzo, poi amante dell'armatore Raffaele Rubattino, organizzatore della spedizione dei Mille. È in tale ambito che, nel 1830, fa la conoscenza dell'allora giovane ufficiale del genio Camillo Cavour.

Con Cavour mantenne dalla casa di Palazzo De Mari un fitto rapporto epistolare soprattutto quando il futuro statista, autore di un discorso contro la tirannide interpretato come moto anti-monarchico, venne richiamato a Torino.
 Le lettere che la nobildonna e il politico si scambiarono e che sono giunte sino a noi in parte furono ritrovate dal collezionista americano Henry Nelson Gay nello stipo segreto di uno scrittoio appartenuto all’avvocato di Stefano Giustiniani, in parte sono state recuperate fra le carte private di Cavour: strette da un nastro assieme a una ciocca dei biondi capelli di Nina.

DONNA ANTICONFORMISTA

Particolare scandalo destò la sua partecipazione ad una rappresentazione lirica in abito di sgargiante colore in disprezzo dei giorni di lutto susseguenti alla morte di Carlo Felice. Per questo motivo la famiglia fu osteggiata dalle autorità locali e Nina dovette trasferirsi a vivere a Milano presso una congiunta. Vi resterà fino al 1834.

Da quella data iniziarono i suoi trasferimenti prima a Torino, dove ebbe occasione di rivedere Cavour, e quindi a Vinadio, per curarsi alle locali terme. Infine poté far ritorno a Voltri e alloggiare nella villa della famiglia Giustiniani, dove ricevette ancora visite di Cavour, con cui compì passeggiate lungo la spiaggia della vicina Vesima. I due si vedranno per l'ultima volta durante un'ultima permanenza di Cavour a Voltri, prima della sua partenza per Parigi, intorno al 18 ottobre 1834.
Di fatto, mentre venivano diffuse dalla stessa famiglia allarmanti notizie sulle sue condizioni mentali, visse da reclusa gli ultimi anni di vita. Dopo un primo fallito tentativo, riuscì nel suo intento suicida gettandosi da un balcone di Palazzo Lercari, poco distante dalla casa della sua fanciullezza, in cui si era trasferita. Morì dopo alcuni giorni di agonia.

È sepolta nella chiesa dei Cappuccini a Genova. Né il marchese Giustiniani - andato poi a seconde nozze con Geronima Ferretti (già fiamma di Goffredo Mameli), cui sopravvisse morendo poi di colera nel 1855 - né le famiglia di origine degli Schiaffino e dei Corvetto vollero che fosse seppellita nelle rispettive tombe di famiglia a Voltri, Recco e Nervi.

Nina Giustiniani inviò a Cavour un'accorata lettera d'amore, scritta in dialetto genovese, con cui lo riempiva di baci, aveva annotato nel suo diario poco prima di compiere il gesto fatale:

«[...] Lo so che due occhi, una fronte cara mi hanno fatto augurare a me stessa l'anestetizzazione, mi hanno fatto completamente dimenticare la mia esistenza personale, avrei voluto che tutto quello che ho di vita fosse consumato in uno sguardo - che significa questo? Perché per me la mia felicità risiede in un altro? E perché quest'altro è Camillo? Camillo! Ah Camillo! 
Io non so nulla tranne d’amarti tanto.
Tu sei tutto per me. Sei un essere soprannaturale. Tu assorbi tutti i miei pensieri, tu mi domini....
Voglio la tua felicità prima della mia...
Camillo, sono tua per sempre»
Una leggenda locale racconta che ogni anno, a fine aprile, all'anniversario della sua morte, sotto il palazzo Lercari-Parodi in via Garibaldi a Genova, il suo fantasma faccia comparire, ancora oggi, la macchia del suo corpo sul marciapiede.

Commenti

Post popolari in questo blog

Recensione: La stagione dei grandi amori di Lorenzo Zucchi e Gaia Valeria Patierno

Segnalazione: I sentieri dell'immaginazione di Annarita Guarnieri

L'angolo delle interviste: Lorenzo Zucchi autore di La stagione dei grandi amori