Recensione: Neo 2 di LunAlissa

Amare una persona significa desiderare la sua felicità, e questo non comporta per forza stare insieme.

Per riprendersi dalla recente tragedia e fare luce sulla maledizione che l’ha colpita da bambina, Leah decide di partire per il Giappone.
Lì, fra antichi templi e leggende, tradizioni secolari e rituali, Leah metterà in discussione se stessa e, soprattutto, il suo cuore.
Un viaggio onirico e luoghi oscuri l'attendono.
Riuscirà a trovare le risposte che desidera? Ma soprattutto, la conoscenza potrà renderla finalmente libera?
 
Eccomi a parlarvi del secondo volume della Dialogia di LunAlissa, innanzitutto “applausi a scena aperta” per la stupenda copertina. Avevo lasciato una Leah distrutta dalla morte del suo amato e dubbiosa se partire o no per l’Oriente alla ricerca di risposte per trovare la pace, ho ritrovato una donna più matura e determinata pronta a scontrarsi a viso aperto con l’ignoto e il soprannaturale, al suo fianco anche a distanza l’amata ed invadente zia. Ho apprezzato molto le descrizioni minuziose dei paesaggi, degli ambienti e delle usanze di questo popolo lontano e millenario. Mi ha colpito la figura di Yuky che “adora” Leah e la conquista con tenerezza e dedizione come fanno gli uomini orientali, interessanti anche i diversi monaci che affiancano la protagonista nella ricerca della verità, verità che Leah non vuole però conoscere fino in fondo per paura di perdere ancora una volta chi ama. A poche pagine dalla fine la ragazza comprende ciò che si nasconde dietro al suo dono, trova la serenità ma sinceramente il finale mi ha lasciato un po' di amaro in bocca. L’autrice è stata brava a catturare la mia attenzione in entrambi i libri ponendo una questione molto importante: “cosa farei se sapessi quando e come morirò?” e soprattutto “cosa farei se avessi io stessa il dono (o la condanna) della protagonista?” Nel mondo occidentale parlare di morte e confrontarsi con essa come evento naturale dell' esistenza è considerato un argomento difficile ma leggendo questi romanzi si può comprendere che si resta comunque in contatto con chi ci ha lasciato rendendo più accettabile un distacco doloroso

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