I TORMENTI D'AMORE MASCHILI
Il suicidio per amore non è una prerogativa esclusivamente femminile, un famoso scrittore italiano ne è un esempio.
Nel 1949 Cesare Pavese conobbe l'attrice statunitense Constance Dowling della quale si innamorò senza mai essere contraccambiato. A Constance sono dedicate le poesie della raccolta "Verrà la morte e avrà i tuoi occhi", "La luna e i falò" e nel Diario lo scrittore esprime la propria amarezza per non avere avuto Constance, bensì la sorella Doris, accanto a sé in occasione del conferimento del premio Strega. Il 27 agosto 1950 Pavese si tolse la vita in un albergo di Torino.
L'AMORE TEDESCO
La letteratura ci aveva già disvelato qualche esempio della sofferenza amorosa maschile, basti pensare a I dolori del giovane Werther, romanzo epistolare di Goethe pubblicato nel 1774. Il romanzo è considerato opera simbolo del movimento dello Sturm und Drang, anticipando molti temi che saranno propri del romanticismo tedesco.
Il libro è composto da una serie di lettere che il protagonista invia al suo amico Guglielmo in quasi due anni.
Werther, ragazzo ventenne proveniente da una buona famiglia e dotato di ottima cultura, con una particolare passione per il disegno e le opere classiche, si reca in campagna sia per sistemare alcune questioni familiari sia per dedicarsi all'otium litterarum (ozio letterario); raggiunto il villaggio di Wahlheim, incomincia a fraternizzare con la comunità locale, e in occasione di un ballo incontra Charlotte, soprannominata Lotte, una ragazza del luogo dotata di bellezza e acume, ma già promessa ad Albert, un giovane funzionario temporaneamente fuori città.
Werther rimane colpito dalla grazia e dall'agilità di Lotte quando ha l'occasione di invitarla per un valzer. Nel corso dei giorni successivi comprende di essersene infatuato e approfondisce la confidenza sia con lei, sia con i suoi fratelli minori che la ragazza accudisce con affetto materno, a causa delle prolungate assenze del padre. Benché Werther conoscesse sin dall'inizio la promessa di matrimonio di Lotte,al ritorno di Albert incomincia ad accorgersi dell'impossibilità di coronare il crescente desiderio affettivo - sbocciato nel profondo del suo cuore - verso la ragazza. Tra i due nasce un sincero rapporto di amicizia che coinvolge anche Albert, sebbene la reciproca gentilezza venga talvolta ostacolata dalla netta differenza di personalità dei due ragazzi: Werther di indole irrazionale e sognatrice mentre Albert è un uomo pragmatico, al limite della freddezza, e con una minore apertura mentale.
Werther per allontanarsi dall'amore impossibile decide di accettare l'offerta del caro amico Guglielmo (con cui fino a quel punto si è sempre interamente confidato) e di abbandonare Wahlheim per recarsi in città e iniziare la carriera da diplomatico.
Dopo poco la città lo delude per le ipocrisie e l'indifferenza tipiche dell'alta società con la quale ha a che fare, sceglie quindi di tornare al villaggio. Grazie a un amico della nobiltà locale il ragazzo viene a sapere del matrimonio tra Albert e Charlotte, l'evento ha il palese effetto di incrementare la sua infelicità, medita quindi di interrompere la propria agonia, prima grazie a un vago progetto di entrare nell'esercito, poi col desiderio di togliersi la vita.
Charlotte, a cui non sfuggono il dolore di Werther e il rapporto teso che lui ha con Albert, chiede ripetutamente al giovane di trasformare il loro rapporto in un sentimento di amore platonico e fraterno, un'autentica amicizia assicurando l'amico che ogni infelicità sarebbe scomparsa appena avesse conosciuto un'altra ragazza da amare. Werther, tuttavia, non riesce a liberarsi dall'ossessione per Lotte, tanto da baciarla contro la sua volontà, durante il loro ultimo incontro prima di Natale, in occasione dell'assenza di Albert. Pur forse ricambiando in segreto l'interesse di Werther, Lotte è irrimediabilmente vincolata al marito e non ha altra scelta se non spingere l'amico a lasciare la sua dimora.
Il giorno dopo, al ritorno di Albert, arriva una richiesta scritta di Werther di prestargli le sue pistole, con la motivazione di viaggio da affrontare a breve; Albert acconsente ed è Lotte stessa a porgerle, con mano tremante, al servo dell'amico. Il giovane tormentato, dopo aver ultimato i propri impegni, aver fatto un'ultima volta visita ai fratellini di Lotte e aver percorso l'ultima passeggiata in campagna, si ritira nella propria abitazione, dove congeda il proprio servo e finisce di scrivere la lettera d'addio a Lotte. A mezzanotte in punto Werther si spara alla tempia con le pistole prestategli da Albert.
Il mattino dopo, il servo entra nella sua stanza e lo trova sanguinante in fin di vita; viene chiamato un medico, mentre accorrono rapidamente amici e autorità locali. Dopo ore di agonia, Werther muore verso mezzogiorno. Nessun prete accompagna il suo corteo funebre, neppure Albert e Charlotte. Vi partecipano invece il padre di lei e i fratelli minori. Werther viene sepolto dagli artigiani locali undici ore dopo la morte in un luogo del villaggio a lui caro, in mezzo a due grandi tigli, come lui stesso ha espressamente richiesto nella sua lettera d'addio
L'amore sofferto, la constatazione della potenza dell'istinto e del sentimento nell'uomo è il fulcro del romanzo.Il sentimento diventa per i Romantici la forza predominante nell'uomo, è un'ebbrezza indefinita di emozioni: viene ritenuto in grado di aprire a nuove vie della psiche e di risalire alle sorgenti primordiali dell'essere. Il sentimento appare talora come l'infinito stesso (manifestazione dell'insofferenza romantica verso i limiti e per l'aspirazione all'assoluto) e sempre come valore supremo. Solamente la persona oggetto del nostro amore puo' comprendere la nostra anima e il nostro cuore e anche la spiegazione che ne diamo intellettualmente. Goethe osserva gli effetti dell'amore sull'uomo, ne segue il mutamento e la capacità di essere sia motivo e stimolo di vita, sia rovina e sventura. Il romanzo è celebrazione dell'Amore, inteso come la forza predominante dell'uomo, un sentimento che (nonostante tutto) merita di essere vissuto sino in fondo e che proprio per questo contraddistingue chi vive veramente.
L'Amore di Werther è qualcosa di non terreno, qualcosa di non facilmente comprensibile per la ragione umana: è l'Amore che illumina di luce divina l'oggetto amato (Werther spesso descrive Lotte con termini religiosi), facendolo apparire un'angelica visione, impedendo di poter vedere o scorgere qualsiasi altra cosa; è l'Amore che domina il corpo, invade la mente, cancella ogni volontà e ogni aspetto ragionevole della vita; è l'Amore che annulla la vita con una forza trascendente e distruttiva.
IL MALAMORE ITALIANO
Le Ultime lettere di Jacopo Ortis di Ugo Foscolo.
Il romanzo si ispira alla doppia delusione avuta da Foscolo nell'amore per Isabella Roncioni che gli fu impossibile sposare e per la patria, ceduta da Napoleone all'Austria in seguito al Trattato di Campoformio.
Jacopo vorrebbe superare la forte delusione politico-patriottica grazie all'amore ma ciò di rivela impossibile
Jacopo Ortis è uno studente universitario veneto di passione repubblicana,il cui nome è nelle liste di proscrizione. Dopo aver assistito al sacrificio della sua patria si ritira, triste e inconsolabile, sui colli Euganei, dove vive in solitudine. Passa il tempo leggendo Plutarco, scrivendo al suo amico Lorenzo Alderani e trattenendosi a volte con il sacerdote curato, con il medico e con altre brave persone. Jacopo conosce il signor T., le figlie Teresa e Isabellina, e Odoardo, che è il promesso sposo di Teresa, e comincia a frequentare la loro casa. È questa, per Jacopo, una delle poche consolazioni, sempre tormentato dal pensiero della sua patria schiava e infelice.
In un giorno di festa aiuta i contadini a trapiantare i pini sul monte, commosso e pieno di malinconia, un altro giorno con Teresa e i suoi visita la casa del Petrarca ad Arquà. I giorni trascorrono e Jacopo sente che il suo amore impossibile per Teresa diventa sempre più grande. Jacopo viene a sapere dalla stessa Teresa che essa è infelice perché non ama Odoardo, al quale il padre l'ha promessa in sposa per questioni economiche, nonostante l'opposizione della madre che ha perciò abbandonato la famiglia.
Ai primi di dicembre Jacopo si reca a Padova, dove si è riaperta l'Università. Conosce le dame del bel mondo, trova i falsi amici, s'annoia, si tormenta e, dopo due mesi, ritorna da Teresa. Odoardo è partito ed egli riprende i dolci colloqui con Teresa e sente che solo lei, se lo potesse sposare, potrebbe dargli la felicità. Ma il destino ha scritto: "l'uomo sarà infelice" e questo Jacopo ripete tracciando la storia di Lauretta, una fanciulla infelice, nelle cui braccia è morto il fidanzato ed i genitori della quale sono dovuti fuggire dalla patria.
I giorni passano nella contemplazione degli spettacoli della natura e nell'amore per Jacopo e Teresa, i quali si baceranno per la prima e unica volta in tutto il romanzo. Egli sente che lontano da lei è come essere in una tomba e invoca l'aiuto della divinità. Si ammala e, al padre di Teresa che lo va a trovare, rivela il suo amore per la figlia. Appena può lasciare il letto scrive una lettera d'addio a Teresa e parte. Si reca a Ferrara, Bologna e Firenze. Qui visita i sepolcri dei "grandi" a Santa Croce. Poi, portando sempre con sé l'immagine di Teresa e sentendosi sempre più infelice e disperato, viaggia fino a Milano dove incontra Giuseppe Parini. Vorrebbe fare qualcosa per la sua infelice patria, ma Giuseppe Parini in un ardente colloquio lo dissuade da inutili atti d'audacia, affermando che solo in futuro e con il sangue si potrà riscattare la Patria, ma chi lo farà rischierà a sua volta di divenire un tiranno; anche uccidere il tiranno è divenuto però inutile, benché il popolo possa sperare ormai solo in questo.
Inquieto Jacopo decide di andare in Francia ma, arrivato a Nizza si pente e ritorna indietro. Quando viene a conoscenza che Teresa si è sposata sente che per lui la vita non ha più senso. L'uomo si reca a Venezia per riabbracciare la madre, poi ancora sui colli Euganei e qui, dopo aver scritto una lettera a Teresa e l'ultima all'amico Lorenzo Alderani, si uccide, piantandosi un pugnale nel cuore.
"Non ci si uccide per amore di una donna. Ci si uccide perché un amore, qualunque amore, ci rivela nella nostra nudità, miseria, inermità, nulla”.
Cesare Pavese
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