LE BALLERINE

Le ballerine di Degas sono il soggetto per cui è famoso Edgar Degas e a cui l’artista si è dedicato a partire dagli anni settanta del XIX secolo e fino alla morte, nel 1917.
Le ballerine alla sbarra, a riposo oppure durante le prove sono state una fonte inesauribile di ispirazione per Edgar Degas, che ha rappresentato una incredibile varietà di gesti e posture in tutte le sue opere.
Degas, in effetti, era vivamente interessato alle attitudini dei corpi femminili. Egli, tuttavia, non intendeva edulcorarli o idealizzarli, come altrimenti prescritto da una visione dell'arte che si andava stratificando da secoli; al contrario, li coglie in maniera drammaticamente realistica, obnubilandone la grazia e - anzi - mettendone spesso in risalto la goffaggine e i limiti fisici. 

Degas amava la danza il suo era interesse legato al lungo di lavoro di preparazione che le ballerine e i coreografi dovevano svolgere per preparare uno spettacolo.
Per questo motivo Degas si concentrava spesso sulla rappresentazione dei momenti di pausa durante le lezioni oppure le prove e descriveva i volti stanchi delle allieve.
Edgar Degas era uno spettatore dell’Opéra di Parigi ma era affascinato soprattutto dal mondo che si svolgeva dietro le quinte, nel foyer di danza.
Era qui che poteva osservare cosa accadeva quotidianamente ed era qui che le ballerine di Degas erano più genuine, si sistemavano i nastri tra i capelli oppure si stiracchiavano.

La bellezza per Degas si trova nei gesti spontanei e naturali, ma le sue opere sono tutt’altro che spontanee e l’artista dedicava alle sue ballerine decine di schizzi preparatori.

Le opere con le ballerine di Degas sono un po’ come la danza stessa, un’arte che sembra in apparenza semplice e che si esaurisce nel tempo di uno spettacolo ma che richiede settimane di preparazione e anni di lavoro per plasmare il corpo.

Spontaneità e naturalezza sono le caratteristiche delle opere con le ballerine di Degas, tanto che sembrano delle fotografie scattate per cogliere uno dei mille attimi possibili della lezione.
Lo sguardo di chi osserva spazia ovunque e si potrebbero immaginare centinaia di storie possibili per ogni ballerina rappresentata, ma quella che mi colpisce più di tutte è la ragazza con il fiocco rosso tra i capelli, colta proprio nel momento in cui sta rinfrescando con un ventaglio.

La scultura, presentata alla mostra impressionista del 1881, fu ritrovata nello studio di Edgar Degas alla sua morte, nel 1917 e pare che l’artista rifiutò tutte le offerte dei potenziali acquirenti perché considerava la scultura, ma anche la ragazza, quasi come una “figlia”.
La ragazza si chiamava Marie Geneviève van Goethem ed era una ballerina dell’Opéra di Parigi.
Nata da genitori emigrati dal Belgio, la madre faceva la lavandaia e il padre faceva il sarto, ma morì presto lasciando la moglie e le figlie sole, costringendo la donna a far prostituire le figlie minorenni.
Nel 1880, dopo aver spesso cambiato il luogo di residenza, la piccola Marie e la sua famiglia si trasferisce a Montmartre, a pochi isolati dallo studio dell’artista Edgar Degas.
Nello stesso anno Marie supera l’esame di ammissione per entrare nel corpo di ballo dell’Opera di Parigi e fa il suo debutto sul palcoscenico
La madre immaginava certamente, con questo successo della figlia, di uscire dall’indigenza e ancor più quando diventa la modella preferita di Degas, che frequentava l’Opera.
L’artista la utilizza come modella e realizza molti bozzetti e schizzi utilizzando proprio Marie per rappresentare le posture delle ballerine nei suoi dipinti.
Purtroppo però, quando la ragazza aveva ancora solo 15 anni, viene licenziata dall’Opera in seguito alla notizia della sua frequentazione di locali notturni per uomini.
Il licenziamento delle ballerine avveniva in caso di fatti gravi, come gli errori di prestazioni, assenze e ritardi.
Il fatto che frequentasse dei locali non adatti alla sua età (per intenderci erano i locali che frequentava anche Toulouse-Lautrec) e che ci fosse il dubbio che si prostituisse non poteva essere tollerato dalla principale istituzione della danza francese.
Da questo momento in poi il destino di Marie ci è sconosciuto e il suo nome viene radiato dai registri dell’Opera.
Solo una delle sue sorelle proseguì la carriera di ballerina, diventando insegnante presso la scuola di danza del Balletto dell’Opera di Parigi per 53 anni (morì nel 1945 a Parigi).
La piccola ballerina di Degas faceva parte di un gruppo di circa 150 sculture in cera, gesso e terracotta, salvate e restaurate dallo scultore e pittore Paul-Albert Bartholomé, per testimoniare la produzione scultorea dell’artista.

La vita della danzatrice di fine ’800 era dura e ingiusta, fatta di fatica fisica e, soprattutto, di sfruttamento sessuale
Dietro la leggiadria delle ballerine in volo si nasconde ben altro. I quadri di Degas raccontano una realtà fatta di squallore e sfruttamento, in un’epoca in cui le ballerine non si limitavano a danzare, ma erano anche prostitute.
Verso la fine dell’800 infatti il balletto conobbe una fase di flessione. Alla stregua di uno spettacolo di cabaret, era diventato un semplice intrattenimento piazzato tra un atto e l’altro di un’opera, dedicato soprattutto al pubblico maschile che, grazie alle mise leggere e ai tutù, poteva lanciare qualche sbirciatina alle gambe delle ballerine.
C’era però chi non si fermava lì. Nella vita di una ballerina dell’epoca la prostituzione era parte integrante della sua attività. Un fatto così normale e accettato che il Palais Garnier, grande teatro dell’opera di Parigi, era stato progettato tenendo a mente anche questo: dietro al palcoscenico era stata creata una grande sala di appuntamenti. Uno spazio in cui le ragazze potevano ritrovarsi per scaldarsi prima di uno spettacolo, ma anche dove i signori più interessati (spesso iscritti a un club dell’opera) potevano incontrarle, socializzare con loro e fare proposte indecenti.
Spesso chi entrava in un corpo di ballo proveniva dagli strati meno abbienti della società. Era un lavoro con cui contribuiva a sostenere la famiglia. Per questa ragione intrattenere buoni rapporti con gli abonné del club, uomini ricchi e spesso potenti, poteva portare a rapidi avanzamenti di carriera, ottenere parti migliori, lezioni di ballo più sofisticate e, perché no, anche a un appartamento comodo e pulito. Era, come si scrive qui, una “cultura da bordello”: pervasiva, onnipresente e valida per tutte. Anche le ballerine più brave e famose che non avevano fatto ricorso a questi mezzi, erano comunque sospettate di averlo fatto 
È questo, insomma, lo spirito che viene catturato da Eduard Degas nei suoi dipinti. Sono rari i casi in cui, tra i suoi 1.500 dipinti, appaiono ballerine in scena. L’artista preferì concentrarsi su ciò che avveniva sul retro, sui momenti del riscaldamento, sulle prove, sugli incontri – in cui figure scure e sinistre appaiono sullo sfondo di scene di ballo e di rilassamento. Ma la sua arte, che pure considerava “realista” e non “impressionista”, non voleva essere una denuncia. Tutt’altro: era solo una questione estetica. “Tutti mi definiscono pittore di ballerine”, diceva, “ma il mio vero interesse è il loro movimento, e i loro vestiti”
Nonostante Degas – era noto – non avesse mai accettato le avance delle ballerine, approfittò spesso della loro posizione di debolezza per costringerle a sessioni di posa estenuanti in posizioni contorte (“Forse le ho trattate come animali troppo spesso”, dirà), in cui le definiva “scimmiette” e le costringeva “a snodare le loro giunture”. Non era una bella persona, insomma. Ma rimane un grande artista che racconta, anche senza volerlo, un mondo ingiusto e crudele.





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